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Il pennello del professore


di FSeed
11.07.2016    |    26.808    |    3 9.0
"Non so per quanto tempo andammo avanti, ma ad un certo punto sentii il cazzo del professore indurirsi ancora di più nella mia bocca e lui dire tra i gemiti..."
Frequentavo il secondo anno di liceo artistico, e già all'epoca sapevo di essere gay. Guardavo i ragazzi nei corridoi e pensavo a come potevano essere stare insieme a uno di loro, ma soprattutto pensavo a come potevano essere i loro cazzi. La mia classe era composta per lo più da ragazze, con cui avevo un buon rapporto, ma i pochi ragazzi della mia sezione non erano molto socievoli, forse perchè avevano capito il mio orientamento sessuale. A metà dell'anno scolastico la nostra professoressa di pittura andò in congedo per motivi di salute, e fu sostituita da un nuovo professore. Il nuovo professore era un trentenne dai capelli lunghi stretti in una coda, alto e magro, con un viso non particolarmente bello, ma aveva il suo fascino. Fin da subito si instaurò un bel rapporto tra lui e noi studenti, forse dovuto anche alla sua giovane età, e le lezioni era molto piacevoli. Col passare del tempo mi accorsi che aveva un riguardo particolare con tutte le ragazze della classe, mentre i ragazzi erano trattati in modo più severo. Io ero l'unica eccezione. Durante le ore di pittura si fermava spesso dietro al mio cavalletto a vedere i miei lavori, ed era sempre disposto a darmi consigli e suggerimenti.

Verso la fine dell'anno avvenne qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Un venerdì fu indetto uno sciopero generale, che avrebbe costrutto quasi tutti gli studenti a rimanere a casa. Come al solito mia madre non voleva che perdessi nessun giorno di scuola, e per questo motivo quella mattina mi ritrovai in classe con solo altre due amiche. Visto l'andamento della giornata le due ragazze chiamarono i rispettivi genitori per uscire prima e tornare a casa, cosa che a me fu impossibile perchè i miei genitori lavoravano. Le ultime quattro ore della giornata erano quelle di pittura, e visto che alcuni professori non si erano presentati, mi aspettavo di passare le ultime ore da solo. Quando entrai nell'aula trovai già il professore che preparava il modello da dipingere al centro della stanza.
"Allora oggi non sarò solo" disse il professore vedendomi entrare.
"Sono rimasto solo io. Le altre ragazze sono uscite prima".
"Molto bene. Oggi avevo in mente di lavorare su un nuovo modello. Scegli il posto che preferisci".
Presi le mie cose e scelsi un cavalletto di fronte al soggetto da dipingere, un calco in gesso di una statua classica. Per la prima ora non successe nulla, ogni tanto il professore veniva a vedere il lavoro e scambiava qualche parola con me. Con la coda dell'occhio mi accorsi che spesso il professore mi guardava, osservando il mio profilo mentre dipingevo, ma non diedi peso alla cosa. Qualche minuto prima che suonasse l'intervallo si avvicinò a me, e con la scusa di vedere bene il disegno si mise proprio alle mia spalle.
"Molto bene. Ma in questo punto dovresti essere più delicato. Ti faccio vedere". Dicendo così mi prese la mano con il pennello e cominciò a guidarmi sulla tela. Il suo corpo premette contro il mio, e potei sentire benissimo il suo pacco duro che strusciava contro il mio sedere. Rimasi così stupito che rimasi immobile, con il professore che guidava la mia mano mentre mi parlava nell'orecchio di come realizzare meglio le ombreggiature, e il suo pacco che strusciava prepotentemente sul mio sedere. Il suo respiro sul collo e la durezza del suo pacco mi provocarono un'erezione pazzesca, che ormai era ben visibile anche al professore. Il suono della campanella mi fece sobbalzare ma il professore non si scompose. Si allontanò da me dicendomi: "Vai a fare la ricreazione. Ci vediamo dopo". Io in preda alla vergogna uscii fuori dall'aula. Mi fermai a pensare a quello che era successo. Non avrei mai creduto che il professore fosse gay, l'idea non mi aveva sfiorato neanche per un momento. Ma il contatto del suo corpo con il mio, e il suo cazzo premuto contro il mio sedere, avevano scombussolato i miei ormoni di adolescente. Il suono della campanella segnò la fine della ricreazione, e così rientrai in classe. Il professore era seduto in cattedra, alzò la testa quanto entrai e fece un largo sorriso. Io ritornai al mio posto e continuai il lavoro al cavalletto. Per una buona mezz'ora ognuno rimase al proprio posto, ma non potevo fare a meno di girare la testa e guardare il professore, che ogni tanto ricambiava il mio sguardo. Ad un certo punto si alzò dalla cattedra, mi venne dietro e mi sussurrò nell'orecchio.
"Ti è piaciuto prima, quando ti ho fatto sentire il mio cazzo?"
Io non risposi, e continuai a dipingere.
"Lo so che ti è piaciuto. Ho visto come è diventato duro il tuo cazzetto" dicendo così mi prese per i fianchi, e cominciò a strusciare il suo cazzo duro su di me. Io non sapevo cosa fare, ma il mio cazzo parlava al posto mio, perchè era di nuovo duro come il marmo.
"Non devi preoccuparti. Lo avevo capito subito che eri gay, e che ti piace il cazzo". Cominciò a baciarmi il collo, le mani scorrevano sul mio corpo, stavo perdendo ogni freno inibitorio. Mi voltò di scatto, ci guardammo in faccia per un attimo e disse : "vuoi vedere com'è fatto il pennello del tuo professore?". Mi mise le mani sulle spalle e mi fece mettere in ginocchio, ritrovandomi così con il suo pacco davanti agli occhi.
"E se ci vedesse qualcuno?" chiesi.
"Non preoccuparti. La scuola è quasi vuota, ho chiuso la porta e qui dietro non può vederci nessuno" rispose lui. Effettivamente i cavalletti che affollavano l'aula rendeva difficile vedere cosa accadesse in fondo. Vedendo la mia titubanza il professore prese in mano la situazione. Si sbottonò i pantaloni e tirò fuori il suo cazzo bello dritto. Rimasi a bocca aperta, non tanto per le dimensioni, che erano nella norma, ma perchè finalmente avevo un cazzo davanti ai miei occhi. Non feci in tempo a vederlo che il professore prese la mia testa e fece entrare il cazzo nella mia bocca. Mi piacque subito il suo sapore, salato e un po agre, ma soprattutto mi piaceva la sua consistenza nella mia bocca.
"Dio che meraviglia!" esclamò il professore dopo qualche succhiata "Hai una bocca caldissima". Cominciò a far entrare e uscire il cazzo quasi completamente dalla mia bocca, per poi rimetterlo tutto fino in fondo. Le prime spinte mi provocarono quasi il vomito, ma ben presto comincia a capire il meccanismo.
"Sei nato per fare pompini" disse il professore "mi stai facendo godere da morire".
L'aula si riempì dei gemiti del professore, e del risucchio del cazzo nella mia bocca. Non so per quanto tempo andammo avanti, ma ad un certo punto sentii il cazzo del professore indurirsi ancora di più nella mia bocca e lui dire tra i gemiti "Sto venendo. Cazzo vengo". Mi tenne la testa ferma, e sei caldi fiotti di sperma mi riempirono la bocca. Era così tanta che una parte mi usci dalla bocca, mentre il restante la ingoiai. Era il mio primo pompino, e lo adorai. Il professore era stravolto, ma allo stesso tempo soddisfatto. Con un sorriso sornione mi diete il cazzo da ripulire, lo succhiai una o due volte e se lo rimise nei pantaloni.
"Sei stato davvero bravo. Lo sapevo che eri un frocetto con i fiocchi. La prossima volta voglio scoparti questo culetto" disse il professore afferrandomi una natica.
"Adesso torna al cavalletto, e non dire a nessuno quello che abbiamo fatto".
"Si professore" risposi. Lui mi fece l'occhiolino e si risedette al suo posto.
Per il resto dell'anno non successe più nulla. Al professore non fu rinnovata la supplenza, e quindi non ebbi l'occasione di farmi scopare il culetto.
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